Come una delle principali stazioni di soggiorno dell'impero austro-ungarico, Merano è sede di un Casinò sin dagli inizi del XX° secolo.
La Grande Guerra, però, comporta la cessazione dell'attività della casa da gioco.
Il Casinò di Merano riprende a funzionare il 15 aprile 1939, presso il Pavillon des Fleurs, accanto al progetto di far tornare la Città di Merano un centro turistico di prim'ordine, anche sfruttando le sue preziose acque termali. Ma la seconda guerra mondiale obbliga anche ad una seconda chiusura, nell'ottobre del 1940.
Al termine del conflitto si ripete la situazione di emergenza di Merano, che chiede dei fondi per far fronte alle spese necessarie ad una ripresa turistica. L'autorizzazione per l'esercizio del gioco d'azzardo viene concessa e il Casinò di Merano torna a funzionare dal 20 dicembre del 1945 fino al 23 giugno del 1946, ma in occasione delle elezioni della Costituente il provvedimento di chiusura di tutte le case da gioco (tranne i Casinò di Venezia, Saint Vincent, Sanremo e Campione d'Italia) raggiunge anche il capoluogo della comunità del Burgraviato.
Le rivendicazioni e le domande per una nuova licenza sono storia comune ad altre città e comuni italiani che sono stati obbligati a chiudere i battenti. Merano, in più, negli anni Ottanta ha progettato la costituzione di una società con il Comune di Arco, al fine di raggiungere l'obiettivo dell'apertura di un Casinò da gestirsi nelle due città a semestri alternati. Progetto che non si è più realizzato e che molto probabilmente rimarrà incompiuto per sempre.